L’ultima volta vi ho lasciati con una domanda in merito ad uno degli
argomenti che reputo tra i più importanti in relazione alla felicità.
La domanda era relativa ad un dettaglio. Chiedevo se l’attimo prima,
quello in cui si manifesta la paura, potrebbe essere la stessa sensazione che
si prova nell’attimo prima di fare ciò che ci piace maggiormente.
Attenzione ai dettagli, vi prego, perché mi sono accorto che tendiamo
a parlare di paura (e desiderio) in modo troppo generico.
Facciamo attenzione a quanto viene detto ed alle parole che vengono
usate perché lì sta la differenza! Provate a dirvi in continuazione che avete
paura di fare qualcosa e non lo farete mai. Fate lo stesso dicendovi che lo
desiderate e lo farete.
Cambia davvero poco, ma cambia quello che è necessario a farvi fare un
passo avanti o farvi rimanere fermi nello stesso punto.
Quello che mi trovo di fronte spesso è che manca la consapevolezza che
stiamo utilizzando le parole giuste per i concetti che stiamo esprimendo. Cioè,
siamo sicuri di utilizzare i termini giusti, ma ci manca la capacità di
analizzare se i nostri concetti hanno anche altre espressioni e, spesso, siamo
fermi in un vicolo cieco.
Quello che voglio dire è che ci manca la capacità di capire che se
prendiamo un quadrato e lo giriamo leggermente diventa un rombo.
La domanda con cui vi lascio adesso è questa:
Quanto sono diversi i desideri dalla paure?
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